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LA GRANDE GUERRA SUL LAGORAI: HERTA MILLER HAUS PDF Stampa E-mail

ImageNel cuore del Lagorai, dalla Forcella Ziolera fin sul crinale di Valpiana, stanno per partire due interventi
di conservazione di uno dei luoghi più significativi della Grande guerra: il posto di medicazione «Herta Miller Haus», intitolato alla crocerossina travolta dalla valanga di Valsolero del 13 dicembre 1916. Il Comune di Telve ha in programma due interventi. Il primo è la sistemazione del sentiero che, da Forcella Ziolera (2250 metri, raggiungibile per sentiero Sat da Passo Manghen), conduce a Valpiana, e che passa dalla «Herta Miller Haus». Il secondo è il consolidamento dei ruderi posti ad oltre 2300 metri, e dei quali la Soprintendenza ai beni architettonici e archeologici della Provincia ha accertato l’interesse culturale.

All’inizio era una baracca «L’originale baraccamento - spiega lo storico di Borgo Luca Girotto - era in legno e carta catramata. Utilizzato dai portaferiti e posto nell’intaglio tra le due maggiori elevazioni rocciose della cima, lasciò il posto a attrezzato edificio in muratura eretto nell’estate del 1916 dai militari del I/102° al’inizio della cresta che da quota 2368 dirige ad ovest in direzione della cima del Bortolo.

L’intitolazione ad Herta Miller Haus è indicata da una targa originale, in cemento, murata sulla facciata. Una linea telefonica campale collegava la struttura con l’ospedale da campo più arretrato, in località Cadinello». 

«Buonanotte,  italiani»
Il crinale di Valpiana, un avamposto della linea di difesa che correva sul più alto crinale Ziolera - Montalon, era stato trincerato dagli austriaci. «Divenne luogo di medicazione dei feriti dopo che, da metà luglio del 1915 - spiega Girotto - iniziarono gli scontri di pattuglie: gli italiani erano risaliti lungo il basso corso del Maso e fra l’agosto e l’ottobre del 1915 avevano occupato le zone di Musiera, Monte Ciste, Monte Salubio. In ottobre occuparono il Monte Setole, trovandosi così duecento metri più in basso del crinale di Valpiana. Fra loro c’era Paolo Monelli, autore di Le scarpe al sole, che racconta come gli austriaci augurassero “Bona note, porci taliani”, ottenendo la risposta “Bona note, fioi de cani”. Con la Strafexpedition del maggio 1916 - continua - gli austriaci occuparono il Col di San Giovanni e il Monte Setole venne così abbandonato dagli italiani nella notte del 23».

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Una donna fra i soldati
Il posto di medicazione di Valpiana era collegato telefonicamente con l’ospedale da campo situato nei pressi della cappella di Cadino: «Una lapide in pietra riportava un tempo i nomi dei sepolti nel vicino cimitero di Cadinello - spiega Girotto - e fra loro c’era anche una donna, Zita Dussweiner, di Kufstein. Figlia di un soldato del 166° Landsturm, era stata autorizzata a seguire il padre al Manghen. Venne uccisa da una pattuglia italiana nell’agosto 1915». Gli ammalati al lavoro «L’avamposto di Valpiana - racconta Girotto - venne tenuto successivamente da un battaglione di soldati affetti da tracoma: furono loro a realizzare la struttura in muratura. Trattandosi di una malattia contagiosa, fu considerato utile tenerli isolati lassù ma un battaglione di Standschützen che condivideva con loro le cucine protestò e ottenne di avere cibo cucinato separatamente».

Herta Miller
«Crocerossina, era moglie del medico militare che operava nella zona, uno delle 96 vittime della valanga di Valsolero. Lei fu estratta viva, ma poi perse la ragione». 

 tratto dal quotidiano l'Adige del 18 aprile 2013 a cura di Fabrizio Torchio.

 
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